L’olio di palma fa male? Alcune riflessioni di buon senso

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L’olio di palma fa male? Un po’ di verità e alcune riflessioni di buon senso.

Mica è vero che il terrorismo si esaurisce con le formazioni politiche o religiose che instaurano un clima di terrore in mezzo mondo. Anche se apparentemente più innocui, esistono altri tipi di terrorismo più immateriali, che tendono a infondere il sensazionalismo, il terrore nella gente, di modo tale che questa si formi opinioni nettissime e sovente altrettanto fuorvianti.

Avete mai pensato, ad esempio, al terrorismo meteorologico? D’estate assistiamo alla terrorizzante ripetizione di probabili eventi catastrofici in tema di caldo, siccità e quant’altro. Il clima più secco degli ultimi 15 giorni, le temperature più terribili degli ultimi 30 giorni e così via. Stupidaggini a gogo che la gente beve come il cappuccino al mattino.

Per non parlare del terrorismo mediatico preelettorale sulla criminalità e sul numero dei reati che aumentano a dismisura; per poi scoprire puntualmente, a fine elezioni, che il numero dei reati è sempre lo stesso e magari diminuisce pure. Sovente non è da meno il terrorismo alimentare, quello forse che ci rende più sensibili perché, bene o male, a pranzo e a cena ci andiamo tutti e tutti i giorni.

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Periodicamente si assiste alla demonizzazione programmata di un determinato alimento, o di un particolare cibo. Ultimamente va molto di moda la demonizzazione di ogni forma di OGM. Questo in base non a una valutazione scientifica, ma a causa di una certa moda ecologista che ci spinge a dire che tutto ciò che non viene prodotto spontaneamente dalla natura, è di per sé sbagliato e dannoso.

Tralasciando che anche l’uomo è un prodotto della natura, e come tale ha tutto il diritto di tentare di modificarla a proprio vantaggio. Entro certi limiti, e con criterio e razionalità, naturalmente. E arriviamo quindi al puntum dolens del famigerato, terribile olio di palma. Per olio di palma si intende quello dove sulle confezioni sta scritto: “Senza olio di palma”.

Che ormai, diciamocelo chiaramente, è diventata una moda. Prima nessuno sapeva cosa fosse quest’olio, ora è paragonato al prodotto degli untori di medievale memoria. Cosa c’è di vero, di attendibile, in cotale sistematica demonizzazione del prodotto? Diciamo subito che probabilmente una base di verità c’è, ma le quantità che assumiamo e potremmo assumere giornalmente sono talmente esigue che la probabilità di sviluppare un tumore in funzione di ciò sono veramente molto rare.

La verità scientifica sta nel fatto che, in base ad uno studio ufficiale condotto dall’EFSA nel 2017, a temperature superiori ai 200 gradi centigradi l’olio di palma sviluppa sostanze tossiche, ad alte concentrazioni, che sono in grado di mutare il patrimonio genetico delle cellule. Come evidente, sono condizioni di tipo ambientale e quantitativo non facilmente raggiungibili, tant’è che lo stesso EFSA non ha mai chiesto l’eliminazione dell’olio di palma dalla dieta di tutti i giorni.

Da rilevare che pure altri oli vegetali sono in grado di sviluppare le stesse sostanze nocive, pur se in concentrazioni minori. Tutto questo può sintetizzarsi probabilmente con un solo termine: ragionevolezza. E la ragione, per l’appunto, deve essere inserita in una riflessione complessiva nella quale c’è la considerazione: le carni rosse, assunte in grandi quantità, possono far sviluppare tumori importanti come quello al colon. Vogliamo parlarne?

In fin dei conti, posto che l’olio di oliva pare sia il migliore in circolazione in termini salutistici, se mangiamo un paio di biscotti dove è presente l’olio di palma non succede assolutamente nulla. E’ evidente che se tutti i giorni, usiamo e abusiamo di cibi dove è presente in abbondanza l’ilio di palma, il problema potrebbe anche porsi e dovremmo comportarci di conseguenza. Ma fino a quel punto, conserviamo calma, gesso e una certa dose di tranquillità.

Federica Franco

Appassionata di estetica, fiction, serie tv e del web, ho studiato come analista contabile presso la struttura Carlo Moneta, attualmente content writer nel tempo libero e impiegata presso la Umbrella Corporation a Roma.

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